Gnosticismo: riassunto. Il nemico giurato del cristianesimo

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Tarda antichità

Lo gnosticismo si afferma nel periodo che va da Traiano a Costantino (I-IV sec. d.C.) è un’epoca piena di contrasti. L’impero Romano è nel suo pieno vigore. La filosofia nata in Grecia si diffonde per tutto il bacino mediterraneo. La cultura insomma si accresce e propaga in modo organico. Questa è l’epoca della “educazione globale”. È un’epoca che mira a produrre una figura di uomo completo e preparato in tutte le discipline. gnosticismo

Per molti versi potremmo dire che si tratta di un’epoca di maturazione. È un periodo nel quale vengono raccolti i saperi precedentemente acquisiti e combinati tra loro. Lo spirito sincretista investe anche le religioni tradizionali. La religione imperiale era stata inclusiva. Tutti gli dei venivano accettati e inclusi nel pantheon: ogni popolo conservava la sua religione, senza badare a contraddizioni, sinonimie o omonimie. Questa operazione mentre accoglie le diversità, le priva di valore, anche agli occhi delle popolazioni dominate. Non è difficile capire come fosse proprio questo il terreno fertile per il sorgere del cristianesimo. Troppi dèi, indistinguibili l’uno dall’altro, dai poteri confusi.

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Cristianesimo e misiticismo

Il cristianesimo tuttavia non era ancora una religione diffusa. Si trattava ancora di una setta tra le altre, religione professata nella provincia dell’impero. Una delle tante credenza degli schiavi. Non era ancora la religione di stato. Si manifesta allora, presso le anime deluse dagli dèi, una sorta di religiosità diffusa, si pensa a un’anima universale del mondo, che sussiste negli astri come nelle cose terrestri e di cui la nostra anima individuale è una minima parte. È su questo spirito di religiosità cosmica che si innesta il neoplatonismo.

Allo scetticismo come risposta ancora razionalistica al tema del crollo delle certezze si contrappone il misticismo. Poiché la ragione aveva fallito, non restava che cercare una rivelazione al di là della ragione. Non si tratta di temi del tutto nuovi. La stessa filosofia socratica nasce dalla rivelazione dell’oracolo. Essa non poggia più sulla magnificenza dell’uomo inteso come cosmo, ma sulle ceneri della Polis greca. Poggia sul deserto creato da un impero che avanzava e dovunque arrivasse imponeva le sue leggi, la sua cultura, la promiscuità dei valori e sei saperi. Questa è la colorazione che assume in età imperiale il misticismo ellenistico: c’è una verità ma è segreta, e il dio supremo è inconoscibile.

Nascita e sviluppo dello gnosticismo

Nel II secolo d.C. fiorisce quel movimento detto gnosi (o gnosticismo). Gnósis era per i greci la “vera conoscenza dell’essere”, si contrapponeva alla semplice percezione (aísthesis) e all’opinione (dóxa). In questo periodo il termine assume un significato completamente diverso. La gnçsis diventa infatti l’atto metarazionale che intuisce le verità non raggiungibili dalle facoltà ordinarie della mente. Lo gnosticismo si viene configurando come un insieme di dottrine che danno vita, poi, a diverse sette. Di loro vale la pena parlare, giacché un po’ come i sofisti per la filosofia umanistica di Socrate, Platone e Aristotele, diventano i principali antagonisti della prima filosofia cristiana.

L’analogia persiste anche rispetto alle fonti da cui traiamo informazioni su di loro. Per secoli gli unici documenti noti sugli gnostici erano dati dai riferimenti indiretti alle loro dottrine da parte di autori cristiani che li confutavano. L’atto della confutazione è per altro verso l’atto della presa di acquisizione e della consapevolezza di sé. Esattamente come Socrate deve ai sofisti, Il cristianesimo deve perciò alla gnosi più di quello che intende riconoscergli.

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Le singole teorie dei maestri della gnosi differiscono talora fortemente tra loro. Inoltre tutti gli scritti gnostici che conosciamo non sono di carattere filosofico-telogico, ma assumono la forma del mito. In ogni caso si possono enucleare alcuni temi classici della gnosi delle origini.

Dualismo

Il dualismo è la prima caratteristica dello gnosticismo. L’universo è teatro della battaglia di due principi opposti ed egualmente autonomi e potenti, il bene e il male. Esiste un dualismo radicale, che pone i due principi come coeterni. Esiste anche un dualismo mitigato, dove il principio negativo insorge in un secondo momento, come “incidente” durante la creazione. Tuttavia il dualismo gnostico è sempre caratterizzato da una condanna del cosmo creato. Il cosmo gnostico mette in scena una “burocrazia dell’invisibile”. La pienezza della divinità, il pléroma, è una complessa gerarchia di eóni. Questi esseri intermedi tra Dio e il creato si presentano in coppie che esprimono una dialettica di principio maschile e femminile. Gli eóni sono modelli eterni, di tipo platonico.

La creazione

Il mondo è stato creato per “incidente”. Secondo alcune correnti l’atto della creazione non è accompagnato da una volontà di creare. Il processo creativo avviene in questo caso per emanazione. Come per i neoplatonici l’Uno originale deve effondersi creando il cosmo, come data una fonte il calore deve propagarsi nello spazio intorno. Il cosmo non è dunque cattivo in quanto parte di quella stessa divinità, emanazione di essa per l’appunto. 

Secondo altre correnti non è necessario che Dio crei, e la creazione è frutto di un errore originario. In tal senso nella cosmogonia gnostica anche il tempo è un difetto, una pallida imitazione dell’eternità. Ma per spiegare il dualismo cosmico (la luce divina contro le tenebre del mondo creato) molte dottrine gnostiche inseriscono un dualismo nel seno stesso della natura divina. Il principio dell’incidente cosmico, e dunque del male, risiede già nell’intimo stesso di Dio. Questa forma di dualismo radicale si oppone alla dottrina neoplatonica. Il male non è assenza di luce, limite estremi dell’emanazione divina, comunque buona. Il mondo non è cattivo nella misura in cui si allontana da Dio. Per lo gnosticismo il male non è il nemico di Dio, ma è l’altra parte di Dio.

Sophía e la tirannia degli angeli

Nella cosmogonia gnostica vede spesso la divinità come coppia che genera e produce attraverso l’incontro dei due sessi. La proténnoia, o énnoia sono rispettivamente il padre e la madre del cosmo. Il principio femminile, énnoia o sophía (sapienza), turba la stabilità del Padre (proténnoia) e lo spinge alla creazione. L’atto della creazione resta un movimento di autoriflessione dell’uno, come già in Plotino. Tale movimento però non è spontaneo, connaturato alla stessa natura del principio, ma causato dall’azione perturbatrice del femminile. Nel produrre la creazione, la ennoia depaupera la sostanza divina. La sapienza è dunque causa della creazione, anima del mondo, ma anche dell’errore cosmico e in definitiva del male.

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Sophía, commettendo l’errore di dar vita al cosmo, produce un mondo di cui rimane prigioniera. Gli angeli, gelosi e innamorati di lei, la trattengono in un corpo femminile.  È l’anima di questo mondo il. È principio di salvezza, se riuscirà a liberarsi dalla tirannia degli angeli.  Come principio di fecondità, Sophía rappresenta un principio ambiguo, vergine da un lato, e dall’altro principio generativo e, in certe versioni, prostituta sacra.

L’uomo dello gnosticismo

Prodotto dell’errore originario, l’uomo dello gnosticismo vive esiliato nel mondo, vittima della sua miseria. Esso è vittima del corpo, definito a varie riprese come tomba, prigione, intruso, avversario. Esistere è un male, l’universo è radicalmente cattivo, il tempo e la storia sono una prigione. L’uomo deve dunque tornare a Dio. Così facendo non solo si ricongiungerà col suo principio, ma contribuirà a ricostituire l’integrità perduta e purificarlo.

Così, benché prigioniero di un mondo malato, l’uomo dello gnosticismo è l’agente della rigenerazione divina. La divinità può ricomporre la frattura iniziale solo grazie alla collaborazione dell’uomo. Ma la salvezza dell’uomo non si attua attraverso le opere, bensì attraverso la conoscenza superiore. Gli uomini sono divisi in ilici, cioè legati alla materia (hýle) e senza speranza di salvezza, psichici (per alcune correnti sarebbero i cristiani) e pneumatici (da pnéuma, spirito). Gli unici che possono aspirare alla reintegrazione nel divino attraverso la conoscenza sono questi ultimi.

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Stiamo per concludere. Suvvia! Basta un click. 🙂

Lo gnosticismo è aristocratico: si salveranno solo i perfetti e crede in una qualche forma di predeterminazione. Vittima del mondo, l’uomo per reintegrarsi deve odiarne la natura materiale. È fondamentale nello gnosticismo il disprezzo della carne e della stessa attività riproduttiva, che come visto a proposito della cosmogonia è fonte di errore. Il disprezzo della carne porta in casi estremi al suicidio rituale.

Il corpo e la carne

Il disprezzo della carne e del mondo raggiunge in alcune correnti gnostiche forme paradossali. Esso non è accompagnato infatti a forme di misticismo o meditazione. Per liberarsi dalla tirannia degli angeli l’uomo deve perpetrare tutte Le ignominie possibili. Deve cioè passare attraverso tutte le esperienze carnali. Nella misura in cui ottiene la rivelazione, il pneumatico, il perfetto, viene a trovarsi al di là del bene e del male.

Il pneumatico che si sa salvo può dunque dedicarsi a ogni licenza. Umilia il corpo, che deve distruggere, ma non la sua anima, che è già salva.

Conclusioni 

Come visto non sono pochi i temi che separano lo gnosticismo dal cristianesimo. Siamo rispetto alla creazione che alla condotta morale pare infatti che le premesse cristiane vengano lette in maniera ribaltata. Il male diventa così un attributo di Dio, la creazione piuttosto che un atto di bontà frutto di un errore e il tema dell’umiliazione del corpo si associa più ad una liceità di qualunque pratica che a quello del sacrificio e della rinuncia. Si tratta come già detto di un movimento molto composito, che probabilmente assume i contorni di una dottrina unitaria proprio per effetto delle critiche del cristianesimo. Non è improbabile infatti che essi leggessero sotto un’unica lente fenomeni culturali estremamente diversi tra loro.

Oggi lo gnosticismo resta come condanna della prima filosofia cristiana. Resta altre sì come momento di “emancipazione” dei primi teologi. Essi lo ricordiamo, non avevano un armamentario concettuale loro e dovettero spesso adattare categorie filosofiche elleniche e precristiane alle proprie esigenze. In questo senso  procedere per contrapposizione a teorie considerate ignominiose fu di certo un valido aiuto. Esiste anche uno gnosticismo moderno, di cui non ci occuperemo. Per approfondimenti clicca qui.

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