Psichiatria: la stanza dei segreti

Il reparto di psichiatria una follia “familiare”

Durante il mio soggiorno a Sighet in Romania prestai attività di volontariato presso l’ospedale pubblico della città, nel reparto di psichiatria. Quella che segue è la testimonianza che scrissi sulla via del ritorno. Momenti unici e indimenticabili trascorsi grazie alla lega missionaria studenti.

Psichiatria

Sono convinto che il male si mantenga tale solo finché resta occulto, segreto, ambiguo. Sono persuaso che al contrario una volta divenuto manifesto, “smascherato” per ciò che esso è, venga dissolto e con ciò stesso sconfitto. Ecco perché, quando si commette il male, si spezzetta la verità in piccole parti e si offre soltanto una porzione di essa.

Si tenta di camuffarlo e di spacciarlo per qualcosa di buono (o al più per un “male inevitabile”). Gli immigrati ci rubano il lavoro, gli zingari non si vogliono integrare, gli ebrei sono taccagni e strozzini, i pazzi non possono essere curati. Il male è quindi di per sé un occultare. Per questa ragione viene spesso raccolto, ammucchiato e fatto scomparire.

Nascono così i lager, i gulag, Guantanamo, i CPT, i campi nomadi, i reparti di psichiatria e tutte le altre “stanze dei segreti”.

Chi commette il male teme, infatti, il giudizio dell’occhio esterno. Teme il giudizio i colui che una volta visto ciò che accade semplicemente si chiede come sia stato possibile arrivare a tanto. Di fronte a questa semplice domanda sopraggiunge nell’animo anche di chi semplicemente ha lasciato fare un sentimento misto di vergogna e paura. Lo stesso che portò Adamo a nascondersi dopo essersi scoperto nudo. Lo stesso che indusse i nazisti a far saltare i forni crematori prima di darsi alla fuga. Infine lo stesso che provano gli infermieri rumeni del reparto di psichiatria quando vorrebbero impedirci di visitare i reparti peggiori.

Questo sentimento di vergogna è per me la testimonianza di una coscienza universale che nonostante l’imbarbarimento dell’animo resta sempre presente e che anche di fronte al crimine peggiore e al gesto più spregevole ha sempre l’ultima parola.

Viaggio in Romania

Ospedale di Sighet, Reparto di psichiatria femminile

Quest’anno mi è capitato di prestare servizio al reparto di psichiatria femminile dell’ospedale di Sighet. Il primo giorno è stata una grossa sorpresa le pareti, le stanze, gli infissi, tutto era stato rimesso a nuovo e rispetto a due anni fa (così si pensava) le condizioni di vita erano senz’altro migliorate.

solitudine

Lavorare al reparto di psichiatria è stato particolare. La follia ha sempre il suo fascino specie su chi come noi è disposto a dare la parte migliore del suo tempo per affrontare, “in direzione ostinata e contraria”, lo stesso viaggio della speranza di molti immigrati rumeni. A vedere quei volti e a sentire quelle parole, ti sale pian piano il dubbio, che se solo fossi nato in Romania a balbettare inutili parole avresti potuto esserci tu. E ancora di più giunge dritto alla gola quel sentimento di appartenenza, quello stupore che ti fa scorgere nel volto dell’altro il tuo.  Folle adesso sembra chi tratta un tuo fratello a quel modo.

Ho tante immagini in mente, una mi è però rimasta impressa più di tutte le altre.

Ho l’immagine di una ragazza con un fortissimo ritardo mentale, col volto lacerato e ancora sanguinante, con uno dei due occhi rigonfi e pieno di pus e l’altro che a fatica si apriva, con una bocca sempre spalancata incapace di trattenere il bruciore delle infezioni, con gli orecchi pieni di carne quasi incancrenita, con delle gambe sottilissime e un corpo esausto che si trascinava qua e là senza sapere bene perché.

Psichiatria

Ogni tanto camminando inciampava e restava lì a piangere, anche per tutto il tempo della nostra visita, qualche altra, invece, una crisi isterica la colpiva. Le infermiere la lasciavano prima sfogare allontanandosi dalla stanza, veniva nel frattempo picchiata e strattonata dalle altre signore e infine veniva sedata e legata al letto.

Un pomeriggio entro nella stanza del reparto di psichiatria dove dormiva. La trovo nuda e con i polsi legati che pareva crocifissa sopra un materasso (probabilmente il grosso cuscino di qualche divano) gocciolante di urina. Si lamentava con gemini striduli, stanchi. Gli tocco il naso e quella piccola porzione di viso sottratta ai tagli, le infezioni e al sangue, sentendola d’improvviso tacere e guardarmi dritto negli occhi e per un breve tratto sospirare.

Vinco le mie resistenze, gli poggiò una caramella sulle labbra e l’altra sulla mano, che si chiude dolcemente. L’indomani la trovo slegata, non appena entro nella stanza la vedo scendere dal letto e alzare il materasso. Sotto vedo una vecchia bottiglia di plastica appiattita con sopra la caramellina che gli avevo dato. La vedo controllare e richiudere il tutto.

Questa credo sia stata l’immagine più sorprendente che porto a casa di questo viaggio.

Mi era parso un corpo incapace di ragionare. Questa l’avevo considerata la sua più grande fortuna nella disgrazia. Nel vederle compiere quel gesto lucido e preciso realizzo invece tutta la sua pena e la sofferenza di quel lungo calvario.

La vedo bambina perfettamente normale, magari con una lieve forma di autismo. La immagino dondolare avanti e indietro per scaricare energie in eccesso, come fanno tante delle le sue sorelle nelle molte “case famiglie” del comune. La vedo giocare con qualche colore, circondata da altri bambini messi magari anche peggio di lei.

Psichiatria
Nostalgia

Vedo l’infermiere imboccarla con distrazione, cambiarle il pannolino solo quando ne ha voglia e non degnarla mai di un sorriso o di una carezza. La vedo rannicchiarsi in un angolo, pian piano incurvarsi e dimagrire. Vedo via via quelle infezioni nascerle sugli occhi e il suo viso perdere vigore, vedo le gambe lentamente atrofizzarsi perché troppo poco abituate a percorrere il mondo.

I miei occhi si riempiono allora di sgomento. Quello che vedo di fronte a me non è più il frutto di una natura troppo ingiusta, ma il segno evidente della bestialità cui può giungere l’uomo quando insiste sul suo simile.

Improvvisamente quel mostro orribile diventa il volto misericordioso di un angelo, l’immagine del Cristo e della sua passione.

E’ allora salgono alla mente quelle parole sentite ogni mattina prima di cominciare il servizio.

[su_quote cite=”Cantico di Zaccaria” url=”http://www.preghieracontinua.org/it/Preghiere-principali/Cantico-di-Zaccaria.html”]E tu bambino sarai chiamato profeta dell’Altissimo, perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade,

per dare al suo popola la conoscenza della salvezza nella remissione dei peccati

grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio, per cui verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge,

per rischiarere quelli che stanno nelle tenebre e dell’ombra della morte

e dirigere i nostri passi sulla via della pace

[/su_quote]

Venuta per rischiarare il mondo dalle tenebre anche se il mondo probabilmente non la vedrà mai.

Quella stanza nella psichiatria rumena s’è chiusa troppo in fretta, riprendendosi i suoi segreti.

pazzia

Le signore ci hanno salutano distrattamente, perché nessuna di loro ha veramente capito che l’indomani non saremmo più tornati. Le infermiere ci hanno sbattuto vigorosamente la porta in faccia come tutti gli altri giorni. Tutto d’improvviso è tornato a tacere. Il reparto di psichiatria visto da fuori sembra un normale palazzo con delle finestre cui ogni tanto si affacciano delle eleganti signore per fumare. Pare il luogo giusto dove portare delinquenti quando le carceri sono sovraffollate, l’esperienza giusta da far fare agli orfani troppo irrequieti, il posto giusto dove tenere la gente nata storta.

É necessario che il dissonante, il dissimile, lo storpio non turbino le nostre coscienze, che non un solo dubbio salga al cuore ogni volta che col carrello pieno ci avviamo al registratore di cassa. Occorre che quella porta, quel reparto di psichiatria, resti chiusa agli occhi del mondo, affinché il male possa essere celebrato con indifferenza e senza dare troppo nell’occhio, quasi fosse cosa normale e qualche volta persino banale.

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